Tutto il cinema di Jean Vigo

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

MARTEDI’ 16 GENNAIO ore 21.00

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Jean Vigo

Qual era il segreto di Jean Vigo? È probabile che vivesse più intensamente della media della gente. Il lavoro del cinema è ingrato per il suo frazionamento. Si riprendono da cinque a quindici secondi di film poi si sta fermi per un’ora. Non si trova sul set l’occasione di eccitamento che prende uno scrittore come Henry Miller davanti al suo tavolo di lavoro. Alla ventesima pagina una specie di febbre lo prende, lo trascina e questo è formidabile, sublime forse. Sembra che Vigo lavorasse continuamente in questo stato di trance e senza perdere nulla della sua lucidità. Si sa che era già malato mentre girava i suoi due film e anche che ha girato certe sequenze di Zéro de conduite steso su un letto da campo. È naturale quindi che prevalga quest’idea dello stato febbrile in cui si trovava girando. È assolutamente possibile e plausibile. È esatto che si possa essere effettivamente più brillanti, più forti, più intensi quando si è febbricitanti. A un suo amico che lo consigliava di non stancarsi, di risparmiarsi, Vigo rispose che sentiva che il tempo non gli sarebbe bastato e che doveva dare tutto e subito. Per questo sembra plausibile che Vigo, sapendosi condannato, sia stato stimolato da questa scadenza, da questo tempo contato. Dietro la cinepresa, doveva trovarsi nello stato d’animo di cui parla Ingmar Bergman: “Bisogna girare ogni film come se fosse l’ultimo”.

(François Truffaut, I film della mia vita, Marsilio, Venezia 2003)

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Il restauro di Vigo

Jean Vigo, prima di morire a ventinove anni, ha girato quattro film. Un’opera per proiettare la quale basta un breve pomeriggio, e che pure si è impressa nella memoria di intere generazioni di cineasti e spettatori, nel mondo intero.
Per cui, a rigore, sembrava difficile aspettarsi grosse sorprese quando Gaumont ha intrapreso (dopo quelli realizzati nel 1990 e nel 2001) un nuovo restauro dell’unico lungometraggio di Vigo, L’Atalante (con la collaborazione della Cinémathèque française e della Film Foundation), e degli altri tre film. Ma non si erano tenuti nel debito conto, a distanza di diciassette anni (data del precedente restauro), lo sviluppo degli scambi tra archivi e le nuove potenzialità della ricerca e della tecnica. I nuovi mezzi, insieme al lavoro su documenti ritrovati negli archivi di Luce Vigo – scomparsa il febbraio scorso, proprio quando stava iniziando a prender forma questo progetto – e di molte cineteche, hanno consentito di conoscere meglio il metodo di lavoro di Vigo e i suoi film così come li aveva portati a termine.
Il confronto tra le sei copie anteriori al 1940 di L’Atalante e di Le Chaland qui passe (la versione con il sonoro mutilato e rimontato per l’uscita in Francia) ha confermato che la copia del British Film Institute era la princeps del vero Atalante, proiettato a Londra nell’autunno 1934.
Un’altra sorpresa: si è scoperto che la copia di Zéro de conduite della Cineteca Italiana di Milano, inviata da Henri Langlois a Luigi Comencini nel 1947, aveva un metraggio superiore a quello della copia conosciuta, uscita nel 1945. Si tratta, infatti, di due montaggi differenti, entrambi datati 1933. La copia di Milano presenta (ancora) le didascalie esplicative scritte da Vigo; e vi figurano parecchie inquadrature ‘censurabili’, poi attenuate o eliminate nella versione conosciuta; mentre una sequenza ricompare nella sua versione completa. Si è deciso di dare la preferenza a questa versione, restaurando comunque entrambi i montaggi, con un ritorno, per la prima volta, al negativo originale.
Ultima ricomparsa: quella delle undici bobine di materiali (immagine e sonoro) dello stesso Zéro de conduite, depositate da Gaumont presso Les Archives du film français, tra le quali nove minuti di inquadrature e di riprese scartate, all’interno delle quali si può scorgere il giovane Vigo.

(Bernard Eisenschitz)

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L’Atalante

(Francia/1934) di Jean Vigo (89’)

Soggetto: Jean Guinée [Robert de Guichen]. Sceneggiatura: Jean Vigo, Albert Riéra. Fotografia: Boris Kaufman. Montaggio: Louis Chavance. Scenografia: Francis Jourdain. Musica: Maurice Jaubert. Interpreti: Michel Simon (père Jules), Dita Parlo (Juliette), Jean Dasté (Jean), Gilles Margaritis (il venditore ambulante), Louis Lefebvre (il mozzo), Raphaël Diligent (Raspoutine), Maurice Gilles (impiegato della compagnia), Fanny Clar (la madre di Juliette). Produzione: J.L. Nounez, Gaumont-Franco-Film- Aubert

Restaurato in 4K nel 2017 da Gaumont in collaborazione con Cinémathèque française e The Film Foundation con il supporto di CNC presso i laboratori L’Immagine Ritrovata e L’Image Retrouvée a partire da nitrati originali di prima generazione

Spremuti e premuti da 35 anni di visioni e da pochi secondi di infinita e sfinita memoria, dieci film. Proiettati in un futuro anche solo di un attimo, come forse sempre dovremmo immaginarcelo, se ancora fossimo capaci di amare. L’Atalante di Vigo, allora, perché sublima proprio la lotta del cinema contro la morte dentro la morte, riinventando la sosvrimpressione come atto d’amore tra immagini. E perché la lieta fine non è lieta e non è fine, la follia dell’amore coniugale vista dall’alto come solo il cinema o un dio…

(Enrico Ghezzi, Cento film in dieci minuti, “il manifesto”, 21 giugno 1994)

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Zero in condotta

(Zéro de conduite, Francia/1933) di Jean Vigo (44’)

Sceneggiatura, Montaggio: Jean Vigo. Fotografia: Boris Kaufman. Scenografia: Jean Vigo, Henri Storck, Boris Kaufman. Musica: Maurice Jaubert. Interpreti: Jean Dasté (sorvegliante Huguet), Robert Le Flon (sorvegliante Pète-Sec), du Verron (sorvegliante generale Bec-de-Gaz), Delphin (rettore del collegio), Louis Lefebvre (Caussat), Gilbert Pruchon (Colin), Coco Goldstein (Bruel), Gérard de Bédarieux (Tabard), Léon Larive (il professore di chimica). Produzione: J.L. Nounez per Argui-Films, Gaumont-Franco-Film-Aubert

Restaurato in 4K nel 2017 da Gaumont con il supporto di CNC – Centre national du cinéma et de l’image animée presso i laboratori L’Immagine Ritrovata e L’Image Retrouvée a partire dal negativo camera originale e da copie originali nitrato provenienti da Cineteca Italiana

Non c’è un film piu feroce di questo. Chi lo colpì prima e dopo la sua uscita sapeva evidentemente quello che faceva. Zéro de conduite è un atto di sovversione allo stato puro, uno schiaffo potente e necessario a tutto ciò che gli adulti costruiscono in nome e per conto di quella categoria chiamata infanzia.
Jean Vigo lo visse sulla propria pelle, sulle macerie di un’esperienza diretta e traumatica della vita di collegio. Ma invano vi cercheremmo le cadenze nefaste della denuncia, o la cronaca spicciola, o la polemica sociale. Zéro de conduite azzera tutto questo e parte dalla vita. Dalla vita come desiderio. Che è proprio ciò che qualunque potere esclude, chiamando a difesa di se stesso quello che si definisce ordine, disciplina, educazione. Contro l’orrore di un mondo che vuole i figli a immagine dei padri, votati dalla nascita all’obbedienza e al conformismo, non c’è che l’arma dello sberleffo e del ridicolo. In nessun momento Vigo nasconde l’‘allegria’ dei suoi ragazzi, la loro capacità di seppellire con una risata i tetri fantocci che li vorrebbero sottomettere.
In questa coincidenza profonda della mente e del cuore sta il segreto dell’arte di Vigo, che gli aggettivi ricorrenti (anarchico, poetico, surreale, irriverente, trasgressivo, eversivo, lirico, maledetto…) non riescono a racchiudere in nessun catalogo. Altri se ne possono aggiungere: impietoso, crudele, tenero, ‘cattivo’. E mancherebbe un aggettivo solo, per dire quello che Vigo non è: indulgente. Nei ritratti dei suoi ragazzi non c’è infatti alcun partito preso, alcuna simpatia preconcetta. Vigo ama i suoi ragazzi, ma li sa anche odiare al momento giusto. Solo quando ne coglie la mancanza di libertà, trova in questa privazione la vera radice del male. E non cerca, né concede, attenuanti.

(Gianni Amelio, Il vizio del cinema, Einaudi, Torino 2004)

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À propos de Nice

(Francia/1930) di Jean Vigo e Boris Kaufman (25’)
T. it.: A proposito di Nizza. Sceneggiatura, Montaggio: Jean Vigo. Fotografia: Boris Kaufman. Produzione: Jean Vigo, Boris Kaufman

Restaurato in 4K nel 2017 da Gaumont con il supporto di CNC – Centre national du cinéma et de l’image animée presso i laboratori L’Immagine Ritrovata e L’Image Retrouvée a partire dal negativo originale e da due copie nitrato originali di prima generazione provenienti dagli archivi Gaumont

In questo film – interprete una città le cui manifestazioni sono significative – si assiste al processo di un certo mondo. In realtà, non appena indicate l’atmosfera di Nizza e lo spirito della vita che vi si conduce (e che si conduce anche altrove, purtroppo!), il film muove alla generalizzazione degli insulsi divertimenti, messi sotto l’insegna del grottesco, della carne e della morte, ultimi bruschi trasalimenti d’una società che si abbandona, fino a darvi la nausea e a farvi complici di una soluzione rivoluzionaria.

(Jean Vigo, Verso un cinema sociale, 14 giugno 1930)

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La Natation par Jean Taris, champion de France

(Francia/1931) di Jean Vigo (9’)

T. it.: Taris o del nuoto. T. alt.: Taris; Taris, roi de l’eau. Soggetto, Montaggio: Jean Vigo. Fotografia: G. Lafont, Lucas. Produzione: Le Journal vivant, GFFA

Restaurato in 4K nel 2017 da Gaumont con il supporto di CNC – Centre national du cinéma et de l’image animée presso i laboratori L’Immagine Ritrovata e L’Image Retrouvée a partire da un acetato interpositivo sonoro di terza generazione e copie nitrato di terza generazione conservate da Gaumont

Il film sul campione di nuoto Jean Taris, commissionato a Vigo da Germaine Dulac e realizzato nei primi mesi del 1931, viene spesso considerato, nel complesso dell’opera di Jean Vigo, un film minore, anzi, talvolta viene persino ignorato, quando invece reca, ben stampato, il nome ‘Vigo’, anche se il regista amava, del film, solo le sequenze girate sott’acqua. Tanto che se ne ricorderà durante la lavorazione di L’Atalante. Ma non c’è solo questo: la scena del ‘nuoto in camera’ è insolita e divertente, così come i trucchi e l’ammicco di Taris allo spettatore, quando, completamente vestito, cammina sulle acque. È la prima esperienza sonora di Vigo, in un’epoca in cui non esisteva il missaggio. Il cineasta è riuscito a creare un contrappunto tra voce umana e rumore dell’acqua in movimento.

(Luce Vigo, Jean Vigo, une vie engagée dans le cinéma, Cahiers du cinéma-CNDP, Paris 2002)

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